Omaggio a Helen Joanne Cox, detta “Jo”

Questo è il testo dell’intervento in ricordo e omaggio a Jo, ai ragazzi del Pulse e a tutti quelli che hanno voglia di continuare a ballare. L’ho letto (ero molto emozionato) in Consiglio Comunale, lunedì 27 giugno.

JoCoxSig. Presidente, gentili consiglieri,

chiedo un minuto della vostra attenzione per ricordare le 50 persone uccise (e le 53 ancora in cura) in un locale di Orlando tra l’11 e il 12 giugno scorsi, e la deputata inglese Helen Cox, uccisa il 16 giugno a Birstall, nello Yorkshire.

Siamo così immersi nel vortice delle notizie che la cosa sembra già essere stata derubricata tra quelle di cui occuparsi solo se qualche evento eccezionale, magari un gossip, le ricorda e le recupera alla prima pagina. È successo lo stesso per altre stragi accadute negli ultimi anni, e forse è normale che sia così, non so, ma non ci sono stati consigli comunali da molto tempo e questa è la prima occasione che ho per sottolineare la vicinanza ai famigliari e a tutti quelli che si sentono famigliari per appartenenza.

Non mi addentro in alcuna spiegazione ulteriore, non m’interessa qui sapere se l’omicida fosse un accolito di qualche disperata forma di radicalismo religiosa (Mateen aveva promesso fedeltà a Hezbollah, Al-Qaeda e ISIS, tre organizzazioni che sono, di fatto, in guerra tra loro, per dire quanto fosse convinto della sua ideologia) o sociale, o solo un frustrato che ha avuto un troppo facile accesso al possesso di armi. Gli psicologi hanno detto in queste settimane che il ruolo delle armi e quello dell’ideologia non si escludono a vicenda, e che spesso derive del genere partono da molto più lontano.

Quel che conta in quest’Aula è che un uomo ha ucciso 49 ragazzi e ragazze (non m’interessa l’età) che si stavano divertendo, stavano ballando (ho letto che c’era “I wanna dance with somebody” di Whitney Houston in pista e se ci pensi ti vien da ballarla) e che sono morte.

Una persona (un pazzo?) a cui la nostra società non ha saputo spiegare la cosa più semplice e cioè che ognuno è diverso e prezioso per la sua diversità e che è dalle differenze che nascono le migliori armonie, i più profondi e passionali sentimenti di autostima che ti aiutano ad arrivare a sera. Una nota sola fa un suono annoiato.

Ma non voglio parlare, non qui, del perché alcune persone perdano così facilmente il senso della propria importanza, di quali siano le sue motivazioni personali, quelle ideologiche e quelle strumentali.
Mi interessa spendere un minuto per parlare dei motivi che generano lo scatto ulteriore verso la violenza. Gli alimenti che nutrono quel sentimento che spinge le persone ad agire per ristabilire la sensazione del loro primato con l’azione più veloce, efficace e potente «l’atto più primitivo e primordiale che un essere umano possa compiere: mostrare la propria forza su altri esseri umani». La violenza.

Perchè la violenza chiama violenza, l’odio chiama altro odio. E se fai parte di una comunità “debole” o “indebolita” o comunque discriminata è possibile che quest’appartenenza ti esponga ad un futuro più incerto.

No, non è la stessa cosa essere uomini o donne nel 2016 sul pianeta terra. E lo dimostrano le 59 donne già uccise nel corso di quest’anno. E non c’entrano le religioni. “Il velo imposto dagli jadisti e l’esasperazione del corpo femminile esibite nella sessualizzazione del corpo femminile, sono due pratiche molto simili”.

E questo è il punto. Nella nostra società così in affanno troppo spesso queste persone trovano appigli anche dalle parole che la classe dirigente usa per raccontare quel che fa e quel che dovremmo fare, come società.

È accaduto anche alla deputata inglese Cox, che tra le tante a cui attribuire le nefandezze della classe politica contemporanea era forse la meno colpevole e che però ha incontrato un uomo (un altro pazzo?) che era stato alimentato ad odio (in questo caso patriottico). Un brodo di cultura presente anche in Italia, purtroppo.

Non c’entra il patriottismo, non c’entra la religione, non c’entra internet, non c’entra la geopolitica. Eppure c’entra tutto, c’entra quanto ci prendiamo cura delle persone e quanto ci piace farlo, c’entra quanto diciamo quando lo facciamo. C’entra la responsabilità che sentiamo di avere come rappresentanti eletti nell’uso della nostra comunicazione, nel modo in cui gestiamo le nostre battaglie o ci confrontiamo con i nostri “colleghi”.

Per questo esprimo il mio apprezzamento per il gesto del Comune di ricordare le vittime di Orlando con l’illuminazione del Municipio e l’adesione alla campagna #‎SeSeiUnUomoFirma‬, promossa da Lucia Annibali.

Per questo chiedo un minuto di silenzio promettendo di non far mai più silenzio di fronte a chi alla fontana dell’acqua pubblica afferma senza tentennamenti che ormai “a Fidenza ci sono più immigrati che fidentini, dobbiamo rimandarli in Africa a calci“

Autore: marcogallicani

www.gallicani.it

2 pensieri riguardo “Omaggio a Helen Joanne Cox, detta “Jo””

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